L’affettuosa solidarietà di compagni e professori (1937)

Al primo anno di liceo (1934-35) è legato il ricordo della affettuosa solidarietà avuta dai compagni e dai professori in un evento familiare terribile: la morte della mia unica sorella, diciottenne: la loro presenza al funerale fu di grande conforto, in particolare per mia madre.
La sezione C era poco numerosa; e se questo comportava interrogazioni frequenti, consentiva una facile conoscenza reciproca senza quei sottogruppi che talvolta divengono fazioni. Della qualità di alcuni dei docenti avrei capito lo spessore in seguito, attraverso gli anni. Senza voler fare graduatorie non posso non mettere in evidenza il professor Spinelli (latino e greco) che ci dedicava attenzioni particolari, invitandoci a rotazione in casa sua in via Piediluco, anche per aiutarlo a riordinare la sua biblioteca, ma per parlarci della vita in generale. Aveva precedenti di scarsa adesione al regime e nel corso di una gita scolastica a Paestum ricevemmo tante feste da un ex deputato che era che era in quella provincia come confinato. Non allineato era il professore di storia e filosofia Aldo Ferrari, valoroso combattente della prima guerra mondiale che fu arrestato durante la Repubblica Sociale e si uccise in carcere. Di alto livello scientifico era il prof. Emilio Pasquini; per fortuna il voto in fisica faceva media con quello in matematica, ed io – deboluccio in quest’ultima – ero a posto. Giovanissime le professoresse di storia dell’arte (Nava) e la supplente di chimica (Saraz).
Dopo un’iniziale difficoltà di approccio instaurarono con noi un rapporto molto costruttivo.
Forte memoria l’ho anche dei presidi. Eliseo Grossi era un ciociaro bonario, molto umano e attento a non creare privilegi per gli alunni speciali (= i figli di Mussolini) dando a tutti noi una notevole libertà, come ad esempio la possibilità di “squagliarci” durante l’ora di ginnastica.
Andammo in molti spontaneamente al suo funerale, al termine del quale Spinelli pronunciò un elogio funebre commosso: << A te non il pagano vale, ma il cristiano a Dio>>.
Subentrò Antonio Amante, un tipo umano completamente diverso, ma egualmente di buona stoffa.
Quando prendemmo la licenza liceale ci inviò a casa un cartoncino di saluto con una “vigorosa stretta di mano”.
Ma gliene incolse perché il giornale universitario <<Roma Fascista>> gli dette una bacchettata richiamandolo al saluto obbligatorio. Non mi risulta che prese il lutto per questo.
Con qualcuno dei compagni di liceo abbiamo conservato a lungo amicizia e frequentazione. Con uno di essi continuo a vedermi nei giorni di festa. Siamo nonni; abbiamo attraversato tante vicende ma qualche momento del liceo compare sempre nelle nostre conversazioni.
Purtroppo siamo rimasti pochissimi in vita.
Quando sento parlare di riforme e controriforme scolastiche penso alla mia esperienza giovanile e sono sempre più convinto che gli schemi delle leggi sono importanti, ma quel che conta davvero nella scuola è il clima che si respira, una disciplina non ottusa, e la disponibilità dei professori ad insegnare veramente.